Fuga di cervelli (quelli buoni!)

Sono appena stati pubblicati i risultati dell’ultimo bando “Starting grants” dello European Research Council (ERC – vedi). Si tratta dei più prestigiosi finanziamenti europei dedicati ai giovani ricercatori, che ammontano in media a 1,5 milioni di euro per progetto. La selezione è molto competitiva (solo un progetto su dieci viene finanziato) ed è basata unicamente sulla qualità scientifica del ricercatore e della ricerca proposta.

Nella classifica delle nazionalità dei ricercatori finanziati, l’Italia è seconda, dopo la Germania, con 58 ricercatori selezionati su circa 400 (scarica pdf). Per semplicità, nei grafici seguenti vengono riportati solo i principali paesi del cosiddetto “spazio europeo della ricerca”, costituito dalle nazioni che possono accedere ai finanziamenti ERC (fino al bando 2021, ne facevano parte anche Israele, Svizzera e Regno Unito).

Bene!” dirà qualcuno… E in effetti questo dato ci conferma che il sistema universitario e della ricerca italiano continua a formare bravi scienziati, nonostante finanziamenti largamente inferiori a quelli degli altri paesi (vedi dati).

Purtroppo, però, nei risultati dell’ultimo bando ERC, c’è un dato molto negativo. I ricercatori selezionati per il finanziamento ERC possono scegliere dove realizzare il loro progetto. I vincitori che hanno deciso di svolgere la loro ricerca in Italia sono solo 28. Nella classifica dei paesi scelti per eseguire la ricerca finanziata, l’Italia scende al sesto posto, dopo Germania, Francia, Regno Unito, Olanda e Svizzera.

Oltre la metà dei giovani ricercatori italiani vincitori dei finanziamenti hanno scelto di portare all’estero le loro capacità e i loro fondi di ricerca. Ho rintracciato il curriculum di 26 di loro. Tutti si sono laureati in Italia e 12 hanno conseguito da noi anche il dottorato. Oltre alle nostre migliori menti, stiamo regalando agli altri stati tutti gli investimenti fatti per la formazione di questi giovani scienziati.

Sfortunatamente, questa situazione è oramai consolidata. Se si calcola il rapporto tra il numero di progetti che si svolgerà in un dato paese ed il numero di ricercatori finanziati di una certa nazionalità, si ottiene un indice che ci mostra quanto una nazione sia in grado di attrarre scienziati giovani e promettenti. Ebbene, da anni per l’Italia questo rapporto è intorno al 50-60%: i migliori ricercatori italiani (sulla cui istruzione il nostro paese ha tanto investito) stanno andando all’estero. Al contrario, Germania, Francia, Spagna, Israele hanno un bilancio sostanzialmente in pareggio, mentre Olanda, Regno Unito e Svizzera sono i paesi che attraggono maggiormente i ricercatori stranieri (per la Svizzera, il numero di progetti ospitati è circa quattro volte il numero dei ricercatori elvetici vincitori di un finanziamento).

Le ragioni di questa drammatica situazione sono ben note. Decenni di sottofinanziamento della ricerca italiana hanno portato ad università e centri di ricerca con strumentazione insufficiente ed obsoleta ed hanno costretto i giovani ricercatori ad un precariato senza chiare prospettive. Tralascio qualunque considerazione personale, ma è evidente che questa tendenza non può non condurre ad un ulteriore declino del nostro paese.

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