Quella di “cristiano non-praticante” è una auto-definizione che ho sentito fin troppe volte e che ha sempre sollevato in me un misto di perplessità e ilarità. Quello che per me è un chiaro ossimoro per molti rappresenta il normale giustificativo di una fede non troppo forte.
A bene vedere, questa condizione è condivisa da moltissime persone e non solo in Italia. Di fatto in tutto il mondo occidentale, con buona pace del Vaticano, stiamo assistendo ad un evidente calo del “(con)senso religioso”. I motivi sono molteplici e su questo punto lascio la parola a sociologi, politologhi, tuttologhi e sì dai anche ai teologi. Noi qui su infigures parliamo in termini numerici e allora -come nostra consuetudine- lasciamo la parola ai numeri. Prima domanda: è possibile quantificare un fenomeno di questo tipo che di fatto rappresenta la quintessenza del non tangibile? Ebbene, con le opportune precauzioni del caso sì, si può.
È con questa premessa che voglio sottoporvi uno studio del Pew Research Center che analizza i cambiamenti religiosi e il loro impatto sulle società nel mondo. Per i più curiosi l’articolo completo dal titolo The Age Gap in Religion Around the World lo trovate sul sito del Pew Research Center. Qui limitiamoci ad una sola figura, questa:

Questa mappa è colorata rispetto alla percentuale di persone che hanno riferito (ai ricercatori di questo studio) di considerare la religione molto importante nella propria vita. Colori bluastri per i paesi i cui cittadini non considerano la religione molto importante. Colori arancioni per i paesi in cui la fede religiosa è più sentita. I grigi sono dedicati ai “né carne né pesce” (nessun riferimento ai vegani). Come si evince chiaramente, in Europa prevalgono (con leggere sfumature) i toni freddi del blu. L’Italia è assolutamente in linea con questa tendenza.
Cosa c’è da attendersi nel prossimo futuro? A meno di eventi catastrofici che rimettano in discussione le nostre credenze è lecito aspettarsi una continuo declino del senso religioso. A supporto di quello che potrebbe essere considerato come un giudizio smaccatamente personale, vi sottopongo questa seconda figura.

Le 4 mappe riportano le differenze tra gli adulti più giovani (18-39 anni) e gli adulti più “maturi” (40+ anni) rispetto a 4 differenti indicatori:
- in alto a sinistra: il senso di appartenenza ad una qualche religione;
- in alto a destra: coloro che considerano la religione “molto importante” nella propria vita;
- in basso a sinistra: coloro che vanno “a messa la domenica” (in tutte le sue opportune differenti declinazioni);
- in basso a destra: coloro che dichiarano di pregare quotidianamente.
Si evince chiaramente come gli adulti più giovani (18-39 anni) siano meno coinvolti dalla sfera religiosa rispetto agli adulti più “maturi” (40+ anni). La lettura di queste mappe ci porta a concludere che la tendenza sia quella di un progressivo distacco nei confronti della religione. Nel rapporto pubblicato dal Pew Research Center si tenta anche di investigare in parte anche i motivi di questi fenomeni. Una buona lettura per i più curiosi.
E ora per qualcosa di completamente diverso, vi lascio con un po’ di musica!