Ipotizzare una città ideale lo ha fatto Campanella ne La Città del Sole e allora in un mondo in cui ognuno dice la sua, lo faccio anche io. Quello che state per leggere è una provocazione di stampo probabilistico.
Premessa
Siamo pressoché tutti convinti della bontà del modello democratico e dei suoi indiscussi vantaggi rispetto ai regimi totalitari. Un modello che ha garantito un lungo periodo di pace e di prosperità nel mondo occidentale. Nonostante ciò, ultimamente il modello democratico sembra entrato in crisi. L’instabilità economica degli ultimi tempi ha messo in luce alcune carenze/vulnerabilità di questo modello. La situazione economica non delle più favorevoli -per usare un eufemismo- ha riacceso problemi di disuguaglianza sociale e il sistema di walfare non sembra essere stato in grado di “tenere botta”.
Populismo. Sovranismo. Lo spettro di una deriva nazionalista. Si pensi all’Ungheria e alla Polonia solo per fare due esempi. Si veda la Turchia e il suo nuovo sogno di un ritorno all’Impero Ottomano.
Per restare entro i confini nostrani, dal punto di vista della politica interna viene spesso sollevato il presunto problema di governabilità. Da qui tutta la discussione sulla legge elettorale: maggioritario o proporzionale? Una domanda a cui non si è riuscito finora a trovare una risposta univoca e che ha dato luogo a farraginosi sistemi misti, all’introduzione del premio di maggioranza,… Tutto pur di poter garantire questa osannata governabilità in un un periodo storico in cui -per mille motivi- risulta difficile trovare una sintesi delle varie posizioni espresse dalla maggioranza e dall’opposizione.
Ma torniamo al concetto di democrazia. Chi decide in una democrazia?
In democrazia decide la maggioranza
Che ne è allora della volontà della minoranza? Quale peso viene dato alla minoranza in un sistema democratico? La risposta sta tutta nel dibattito parlamentare, d’accordo. Ma guardiamo la questione da un altro punto di vista: è possibile costruire un nuovo modello che pur salvaguardando i principi democratici sia in grado di tenere in giusta considerazione anche le ragioni della minoranza?
La Città Aleatoria (o iper-democratica)
La Città Aleatoria è una città immaginaria con una nuova forma di governo che prevede il ricorso all’aleatorietà per dirimere questioni per le quali non si riesce a raggiungere l’unanimità o un compromesso.
Vediamolo con un esempio. Supponiamo che nella nostra Città Aleatoria venga indetto un referendum. Il quesito referendario è irrilevante ai fini della nostra discussione. Supponiamo inoltre che non ci siano alcun quorum da raggiungere. Supponiamo infine che i cittadini siano chiamati ad esprimere la loro opinione attraverso un SÌ o un NO. Il risultato del referendum è il seguente:
SÌ | NO |
40% | 60% |
È chiaro che in democrazia vincerebbe il sì. Nell’immaginario mondo della Città Aleatoria invece, dopo i risultati referendari si organizzerebbe una estrazione a sorte in modo da tener in debita considerazione tutte le preferenze espresse (sia quelle favorevoli che quelle contrarie). Essenzialmente si prende un urna, si riempie con 4 palline verdì per il sì e 6 palline rosse per il no (i numeri sono chiaramente proporzionali all’esito referendario), si chiede a un innocente bambino bendato di estrarre una pallina dall’urna. Se la pallina estratta è verde la vittori andrà al SÌ, se la palina è rossa la vittoria andrà al NO. Nulla di più semplice.

Questa procedura ci garantisce di tenere in debita considerazione le ragioni degli uni e degli altri. La scelta finale è imputabile soltanto al caso, al destino o alla divina provvidenza (a seconda delle credenze personali). Si consideri inoltre che questo procedimento sarebbe un grande incentivo al “voto responsabile“. Non ho dubbi nel credere che anche l’affluenza al voto sarebbe maggiore.
Obiezione 1: “chi garantisce che l’estrazione non sia truccata?” La città ideale di Aleatoria è composta esclusivamente da cittadini e governanti integerrimi. D’altra parte è una città ideale!
Obiezione 2: “E nel caso in cui il sì raggiungesse il 99% e il no si essestasse al solo 1%?, Seppur remota c’è sempre la possibilità che a vincere sia una minoranza irrisoria.” Possiamo sempre stabilire una soglia sopra la quale non ci sia bisogno di ricorrere all’estrazione. Ad esempio sopra il 90% possiamo considerare che il referendum è vinto all’unanimità.
Relazioni sociali
I cittadini della Città Aleatoria adottano il principio probabilistico anche per le decisioni da prendere nella vita di tutti i giorni. Immaginiamo un gruppo di 10 amici che deve decidere come passare il sabato sera: 4 vogliono andare al cinema, 3 in discoteca e 3 al pub. In democrazia si andrebbe al cinema, facendo però scontenti 6 persone (sia quelli che volevano andare in discoteca sia quelli che preferivano una birra al pub). I 10 amici della Città Aleatoria invece prendono un cappello e dentro ci mettono dieci fogliettini: 4 con su scritto “cinema”, 3 “discoteca” e 3 “pub”. Poi si passa all’estrazione, la scelta è casuale e tiene conto della volontà di ciascuno, con buona pace di tutti.
[Breve digressione]. Immaginate in alternativa che i dieci amici invece di ricorrere all’estrazione decidano di tirare a sorte. Chi esce decide per tutti. Una specie di “dittatore per un giorno”. Fermatevi un attimo nella lettura per chiedervi se questa seconda procedura vi convince. È un criterio di scelta che approvereste? È meglio o peggio della prima modalità? Appena avete fatto continuate a leggere.
Ad alcuni sembrerà una ovvietà ad altri un poco controintuitivo ma le due modalità sono coincidenti. Per convincersene basti pensare che nel primo caso viene estratto un foglietto che è stato scritto da uno dei dieci amici e -in buona sostanza- è come se lui si comportasse da “dittatore per un giorno”.
Bene, quella che avete appena letto è stata una riflessione semi-o-poco-seria sulla questione democratica, una provocazione. È giunto il tempo di mettere fine a questo sproloquio. Facciamolo con le parole di Sandro Pertini (nel suo discorso di fine anno – 1979) sempre molto attuali anche dopo oltre quarant’anni: “Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie.“
